domenica 1 marzo 2009

Un (fioco) barlume di speranza...

Forse il Movimento per l'Autonomia - che pare aver rapidamente superato la stagione delle buffonate antigaribaldine - può davvero rappresentare quella "Lega Sud" rincorsa da più parti da decenni e capace di porre all'attenzione della politica, dell'economia e dell'opinione pubblica nazionali l'unica questione tragicamente irrisolta dello sviluppo unitario della nostra Nazione: quella meridionale.
Con l'ulteriore vantaggio che questa nuova "Lega" offrirà un rispetto per la lingua italiana e per i capisaldi della nostra civiltà greco-romana, giudeo-cristiana, umanistica e liberaldemocratica notevolmente superiore di quello al quale ci ha quasi assuefatti quella "originale"...


Scilla (Italia), I marzo 2009

Il Movimento per l'Autonomia - socio "minore" della coalizione attualmente al governo della Repubblica - del presidente siciliano Raffaele Lombardo chiude oggi a Roma il suo congresso nazionale.
Nato, come si suol dire, da una "costola" dell'Udc circa cinque anni fa non meritò troppo credito da parte di chi scrive perché ogni "novità" proveniente dal mondo che ha ereditato le "spoglie" della Democrazia cristiana s'è finora risolta in operazioni di puro potere quando non in tentativi di "nobilitazione" di manovre particolarmente ripugnanti come quelle che vanno sotto la denominazione antica e generica - ma tragicamente sempre attuale - di "trasformismo". O, per gli amanti della letteratura e del cinema italiani del XX secolo, "gattopardismo".
Intendiamoci: piaccia o no, potere e politica sono un binomio inscindibile. Qualsiasi progetto politico che prescindesse del tutto da fattori indispensabili quali "peso elettorale", "politica delle alleanze", "ricerca di equilibri soddisfacenti nella distribuzione dei posti di comando", "disponibilità al compromesso nella composizione e - una volta al governo - nell'attuazione del programma elettorale" etc. sarebbe totalmente privo di capacità d'incisione sulla realtà. E, in definitiva, altrettanto moralmente riprovevole di quello che avesse il potere come unica causa ed unico fine. Perché la politica non è una semplice funzione accademica o intellettuale, ma le si richiede di ottenere dei risultati concreti per la vita della comunità.
Ma se la "politica del fare" non è sostenuta da passioni, ideali e... - parola grossa - "valori" produrrà essa stessa i germi della propria autodistruzione.
A distanza di qualche anno, mi pare di poter affermare che Lombardo e i suoi oggi perseguano un certo equilibrio fra le due polarità. Certo: una politica italiana esente da clientelismo e da tentativi di "infiltrare" l'amministrazione e l'economia (purtroppo) non è stata ancora inventata. Ma il presidente siciliano appare credibile quando dice di voler dare alla Sicilia ed al Mezzogiorno quel partito "identitario-autonomista" simile a quelli che hanno accompagnato lo straordinario sviluppo economico, sociale e civile di altre Regioni d'Italia ed Europa. Come l'Svp nella Provincia autonoma di Bolzano, i Cristianosociali in Baviera, la Ciu in Catalogna etc.
Un partito, cioè, coordinato con i grandi partiti nazionali ma da essi autonomo e quindi capace di perseguire un politica regionale prescindente, almeno in parte, da equilibri "romani" che, per forza di cose, devono rincorrere altre priorità.
Il congresso che si chiude oggi, poi, appare preparato con una certa cura. Ha già ospitato l'ex presidente del Consiglio D'Alema ed il presidente del Senato Schifani e si accinge ad ospitare l'ex "autista della macchina di palazzo Chigi" dell'ultimo governo Prodi, Enrico Letta (nipote dell'attuale "autista" Gianni).
Bello l'invito di D'Alema a "guardarsi in faccia", pur da opposte "barricate" politiche, prima di dare un voto nel Parlamento nazionale che potrebbe danneggiare il Mezzogiorno e lo spontaneo applauso che ne è seguito. Ma m'è molto piaciuto anche il garbato "rigetto" opposto da Lombardo al pessimismo dalemiano a proposito della prosecuzione del processo di federalizzazione della Repubblica, con particolare riguardo agli aspetti tributario-finanziari. Un garbato rigetto che, almeno nelle affermazioni verbali, sa tanto di accettazione della sfida e di ansia di far vedere all'Italia ed al mondo un inedito Sud capace di cavalcare da protagonista l'onda del proprio sviluppo e fermamente intenzionato a non perdere più i sempre più rari treni dell'avanzamento economico-infrastrutturale, a cominciare da quelli che partono da Bruxelles. Particolarmente suggestivo l'accostamento che Lombardo ha fatto fra "pessimismo" e "conservazione" contrapposto ad un'ansia di cambiamento che non può non essere sostenuta da un forte, e magari un po' incosciente, ottimismo. Saranno solo parole. Ma bisogna riconoscere che si tratta di parole quasi "rivoluzionarie" se uscite dalla bocca di un importantissimo politico meridionale.
D'altra parte, lo stesso D'Alema ha giustamente sottolineato come l'imminente adozione del cosiddetto "federalismo fiscale" non costituisca una "riforma", ma il dovuto adempimento della modifica del titolo V della parte II della Costituzione deliberata proprio dal centrosinistra con la legge costituzionale 3 del 2001.
Significativo, infine, il riconoscimento della silenziosa sollevazione contro la mafia che la società siciliana - con un numero crescente di imprenditori, ad esempio, che denunciano ricatti e tentativi di estorsione - sta conoscendo ormai da tempo, fatto dal presidente del Senato, il palermitano Renato Schifani.

Giovanni Panuccio
giovannipanuccio.blog@gmail.com

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Giovanni, dimmi con tutta la tua sincerita', quanto credi in questo movimento per l'autonomia..??! e se si perche'..??! grazie...

Giovanni Panuccio ha detto...

Caro Domenico,
l'epoca della "fede" nei partiti e nei movimenti politici (grazie a Dio!) è finita ormai da un bel pezzo...
E se pensiamo cosa questa "fede" ha prodotto nell'ultimo secolo - comunismo, fascismo, nazionalsocialismo etc. ma anche la "democrazia bloccata" fondata sull'inamovibilità della Dc dal governo e sull'esclusione totale del Msi-Dn e quella parziale del Pci dall'area delle grandi scelte governativo-parlamentari - se pensiamo a questa storia, dunque, c'è veramente poco da "soffrire" per il tramonto di questa "fede".
Detto questo, come ho scritto nell'articolo sopra, io - pur non vivendo in Sicilia e non seguendo da vicino la politica del presidente Lombardo - ho avuto l'impressione di trovarmi di fronte, nel Movimento per l'Autonomia, ad un meridionalismo di tipo nuovo, quasi "rivoluzionario". Un meridionalismo che, almeno nelle parole, mette per sempre da parte i piagnistei e le recriminazioni ormai fuori tempo massimo, per accettare le sfide dell'innovazione istituzionale (a cominciare dal federalismo che, come ho scritto anche nell'articolo http://giovannipanuccio.blogspot.com/2009/03/federalismo-contemporaneo-italiano.html ha radici molto solide nel Mezzogiorno ed in particolare in Sicilia).
Ed il modo di parlare dei "leghisti del Sud" è certamente di una qualità linguistica e civile notevolmente superiore di quello - ancor oggi venato di anacoluti, turpiloquio, razzismo e antipatriottismo - dei leghisti "originali".
Non so, caro Domenico, se alle parole seguiranno i fatti né se ci sia da scommetterci più di un euro. Quel che so è che, di questi tempi, c'è bisogno anche di parole nuove e modi nuovi di affrontare i problemi vecchi e nuovi.

Giovanni Panuccio