Ricevuto, pubblico volentieri l'opinione di Aldo Franco (nella foto sotto) sull'accordo Italia-Francia relativo all'energia nucleare e su una possibile alternativa di sviluppo sostenibile legato all'energia per la Sicilia.
Giovanni Panuccio
giovannipanuccio.blog@gmail.com
Nucleare o Terza rivoluzione industriale
di Aldo Franco*
Poche settimane fa, il Governo Berlusconi ha firmato un accordo di collaborazione con la Francia per la costruzione di quattro centrali nucleari nel nostro paese e una di queste dovrebbe essere costruita nella Regione Sicilia, più precisamente nella provincia di Ragusa. Io credo che, oltre l’impatto ambientale, uno dei requisiti di parametro da adottare per la scelta della costruzione di questa centrale sia la sicurezza sismica. Mi sono avvalso - e lo ringrazio per questo- della collaborazione di un esperto in geologia, il Dott. Francesco Maesano il quale ci dice che:
"Basandoci sulla mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale elaborata dall’Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia, che costituisce la fonte ufficiale sulla quale basare le valutazioni di pericolosità sismica, si possono fare delle considerazioni molto valide sui siti a maggiore o minore rischio sismico. In particolare, tra i parametri che vengono considerati nella compilazione della mappa, si hanno la sismicità storica e la presenza di strutture sismogenetiche. Quindi laddove non siano stati registrati terremoti in epoca storica (tenendo presente che durante il medioevo il record storico di eventi naturali è molto lacunoso) o dove l’attuale conoscenza della geologia e della tettonica attiva di un’area non sia particolarmente approfondita, si rischia di avere una valutazione del rischio sismico approssimativa.
Quindi bisogna prevedere lo stanziamento di fondi per lo studio approfondito del sito individuato al fine di escludere con le moderne tecniche di analisi paleosismologica e di tettonica attiva, la possibilità di eventi di notevole magnitudo che possano interessare il futuro impianto".
Questo è ben chiaro al governo, e quest’accordo molto formale tra Italia e Francia altro non è che un impegno futuro a collaborare scambiandosi consulenze e tecnologie. Siccome sul suolo italiano è quasi del tutto impossibile costruire delle centrali nucleari - anche grazie all’opposizione dei Presidenti di Regione, perfino di quelli vicino a Silvio Berlusconi come Cappellacci che ha dichiarato che mai darebbe il suo consenso alla costruzione di una centrale sul territorio sardo - allora l’accordo sembra più funzionale soltanto all’ENI che pare aver acquisito dei contratti di distribuzione di tecnologia nucleare in giro per il mondo senza tuttavia averne le necessarie competenze.
Allora cosa si dovrebbe fare dato che l’Italia ha bisogno di energia?
La risposta è intervenire sull’efficienza e risparmio energetico degli edifici residenziali e produttivi; intervenire sul ciclo produttivo delle aziende con l’utilizzo di materie prime menoimpattanti e dopo aver fatto questo produrre energia attraverso le fonti alternative che ormai hanno raggiunto degli sviluppi enormi anche in termini di tecnologie e di diffusione, come i pannelli fotovoltaici. Non grandi centrali che creano problemi socio-economici nel territorio dove vengono realizzati ma piccoli insediamenti che permettano di avere energia quando serve, dove serve e quanta ne serve evitando sprechi e speculazioni. Perché grandi centrali possono essere realizzate da grandi gruppi che poi alla fine decidono il prezzo. Mentre le piccole centrali possono essere realizzate da consorzi all’interno di un nucleo produttivo inserito in una zona industriale, andando loro a stabilire il prezzo. Senza essere dipendenti di un grande gruppo o di una potenza straniera, come nel caso del gas importato dalla Russia.
Con tutto questo la Sicilia potrebbe dar vita alla terza rivoluzione industriale, anche attraverso la costruzione del rigassificatore di porto Empedocle, riuscendo a dare un’accelerazione verso la produzione di energia e creando nuove opportunità di sviluppo e posti di lavoro. Questa Regione, grazie ad una inadeguata progettualità, ha già perso l’appuntamento con l’area di libero scambio del 2010 con i paesi del Mediterraneo, per mancanza di infrastrutture e correlazioni socio-economiche.
Vedremo se saprà raccogliere la vera opportunità di cambiamento.
*componente dell'Assemblea costituente nazionale del Partito democratico
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