Scilla (Italia), 6 agosto 2008
Il mio ultimo intervento di natura non strettamente personale risale al 2 luglio scorso.
Esprimevo, in quell'articolo-manifesto, la mia gioia per la tanto auspicata e finalmente avvenuta liberazione di Ingrid Betancourt e di altre persone.
Quattro giorni dopo non avevo ancora aggiunto un altro articolo quando ricevetti, con i miei familiari, la notizia probabilmente più tragica nella storia del ramo materno della mia famiglia, almeno a memoria d'uomo.
E' vero, questo non è un diario "personale" nel senso di "privato". Ma, anche se è vero che talvolta è bene che le varie sfere della nostra vita siano scisse, non sempre la nostra personalità può sopportare delle cesure così nette e così, senza neanche pensarci troppo, quasi fosse un gesto che si compiva da solo indipendentemente dalla mia volontà, ho esternato - la sera stessa di quel giorno maledetto - tutto il mio dolore, la mia amarezza ed il mio rimpianto per la morte improvvisa, a cinquant'anni esatti, di Francesco Cardillo. Fratello di mia madre Maria Consolata. Zio Franco.
Ferroviere dall'età di ventidue anni - quando già aveva alle spalle una discreta gavetta di lavori precari - prima nelle stazioni di Verona e Bolzano, poi sulle navi della tratta Villa San Giovanni-Messina, non demeritò mai l'appellativo di uomo laborioso. Appassionato di calcio e dotato di un certo talento, era conosciuto e stimato nell'ambiente "pallonaro" della Costa Viola fin dentro i confini - da un lato - della Piana di Gioia Tauro e - dall'altro - della stessa città di Reggio.
Anche al passaggio delle boe "trenta" e "quaranta" non abbandonò mai del tutto questa passione, fino a pochissimi anni fa. Passione che esprimeva anche come tifoso convinto e competente, anche se alieno da atteggiamenti anche solo verbalmente fanatici, della Reggina, che seguiva come abbonato di tribuna e, talvolta, in trasferta. Ricordo preziosissimo, per mio fratello Rocco e per me che andammo assieme a lui, quella a Milano del 2001 per Inter-Reggina. La Reggina giocò in maniera fantastica, ma mancò la vittoria. Non fu colpa sua o della sfortuna né merito dell'Inter. Il "Corriere dello Sport-Stadio" titolò, a caratteri cubitali, "Reggina scippata!". Quell'incontro fu davvero emozionante. Per me era la prima volta a San Siro, per Rocco - forse - la seconda. Si svolse in notturna. E, incredibile a dirsi, quella notte non c'erano treni per il Sud. E così, approfittando anche della possibilità di viaggiare gratis sui treni che, oltre a zio Franco, avevamo anche io e Rocco come figli di ferroviere non ancora venticinquenni, decidemmo di prendere la via di Verona. Da qui, treno per Bologna. Poi per Roma. E infine per Villa. Fu una notte insonne, segnata dal rigido clima del febbraio padano, ma anche da vari episodi esilaranti. Come quello alla stazione di Verona dove zio Franco, per far levare di torno un tipo che ci stava importunando, si rivolse a lui in calabrese!
Qualche tempo dopo, Francesco Cardillo fece l'incontro che avrebbe portato momenti di felicità nella sua vita. Si sposò nel 2003 e divenne papà nel 2006. E, come un atleta che per quattro lunghi anni si prepara con fatica e passione per il suo mondiale o la sua olimpiade, zio Franco cadde, in una maledetta mattina di luglio, ad un metro dal traguardo. Quando, cioè, sembrava che le difficoltà che tenevano la moglie e il figlio lontani da lui si stessero per diradare.
I commenti al mio precedente ricordo di Francesco Cardillo mi diedero la conferma che io e la mia famiglia non eravamo soli nel dolore e nel rimpianto, che i ricordi che Franco aveva lasciato erano teneri e positivi per moltissime persone e che avevo fatto bene a decidere di condividerne il ricordo nella "piazza virtuale".
Da quella sera, senza annunciarlo, decisi che per almeno un mese non avrei proseguito con l'inserzione di nuovi articoli, perché la fotografia di zio Franco doveva stare sulla prima pagina per un tempo sufficiente perché tutti lo rivedessero un'altra volta.
Oggi, nella certezza acquisita che zio Franco non verrà mai dimenticato e con l'animo confortato dall'affetto di tanta gente, la vita "normale" di giovannipanuccio.blogspot.com riparte. Ho già qualche idea in mente. Mi pare urgente dotare il mio sito di un contatore di visite, perchè credo sia giusto avere la percezione di quanta gente "passa di qui".
Altre idee mi verranno col passare dei giorni.
Ancora una volta: "Ciao, zio Franco!". Sembrerà una frase fatta ma è proprio così: "resterai sempre nei nostri cuori".
Giovanni Panuccio
giovannipanuccio.blog@gmail.com
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