Scilla (Italia), 7 agosto 2008
Domani prenderà il via a Pechino la
XXIX olimpiade estiva dell'età moderna.
Gl'ingredienti sono i soliti: faticose preparazioni atletiche; festa dello spirito cosmopolita unito al pacifico e fraterno riaccendersi delle identità nazionali; ingenti investimenti pubblicitari e turistici; alterazione farmacologica illecita delle prestazioni atletiche; straordinarie coperture radiotelevisive, internautiche e stampate...
Un altro ingrediente però si aggiungerà ai soliti. Un ingrediente che già, cito alla rinfusa, abbiamo visto condire le olimpiadi di Berlino '36, Città del Messico '68, Mosca '80.
Un ingrediente chiamato "difesa dei diritti umani" o, alternativamente, "promozione della democrazia".
Ora, che la Cina sia un sistema nel quale la democrazia è pressoché sconosciuta e "diritti umani" un'espressione probabilmente irrintracciabile sulle enciclopedie del continente rosso, già celeste impero, credo sia
notizia abbastanza diffusa. Eppure pare che, con l'avvicinarsi dell'evento sportivo mondiale, molti se ne accorgano soltanto ora. Invitando, i più ragionevoli, gli atleti ad esternare in un modo discreto (es.: con un fascia arancione legata a un braccio) il loro dissenso, passando per chi li sollecita a disertare la cerimonia inaugurale fino a chi (per fortuna pochi) - e temo che qui si rasenti la follia - invita i singoli atleti o gli stessi comitati olimpici nazionali a ritirare la propria stessa partecipazione. Quasi che quattro anni di sudore, concentrazione, rinunce siano facilmente sacrificabili ad un gesto che - senz'ombra di dubbio - inciderebbe all'incirca per lo zero per cento sulla deprecata situazione.
Si obietta che al risaputo carattere antidemocratico della Repubblica popolare cinese si aggiunge il modo nel quale essa ha affrontato il riaccendersi delle tensioni interetniche ed interreligiose in Tibet. Be', tale modo è connaturato al detto carattere e c'è poco da stupirsene.
Personalmente, l'idea di fissare dei criteri-base di rispetto dei principi fondamentali della democrazia e della tutela dei diritti umani, civili e sociali non mi trova affatto contrario. Ma è una decisione da prendere prima dell'inizio del processo di assegnazione del compito di organizzare i Giochi. Se tale compito è affidato alla Cina, non si può pretendere che essa, in virtù di ciò, "sospenda" il proprio costume giuridico-politico.
Tanto più che i rapporti economici, industriali, culturali fra la Cina e i Paesi liberaldemocratici sono, anno dopo anno, sempre più intensi!
Giovanni Panuccio
giovannipanuccio.blog@gmail.com