Scilla (Italia), 22 giugno 2009
Giovanni Panuccio
giovannipanuccio.blog@gmail.com
Una moderna rappresentazione della lotta delle donne contro la mediocrità
di Luisa Caridi
Dalla performance di video teatro interpretata Sabato 20 giugno 2009, nella splendida cornice del castello Ruffo di Scilla, della giovane attrice reggina Rachele Ammendola si possono trarre una serie di spunti di lettura -tra ironia e gusto del ridicolo- per entrare nella attualità della vita italiana e globale al femminile ma non solo. Rachele Ammendola, una vera rivelazione nella disattenta realtà locale e nazionale, rappresenta una voce colta e raffinata, sottile e ricercata ma percepibile da tutti che grida con voce perfettamente calibrata, non urlata ma ferma, il suo disappunto per come vanno le cose alle donne e attraverso le donne a tutta la società civile che vive nella maggioranza dei casi tra frustrazioni e desideri, sogni e delusioni, tic e mode non sempre condivisibili e positive. Molti i richiami alle star americane da Marylin Monroe a Madonna, alle patinate riviste femminili di moda, all’uso di internet e delle chat, alla realtà ancora evidente di discriminazione del lavoro femminile.
Una voce quanto mai attuale in questi giorni di cosiddetto “gossip” che squarcia i veli di alcuni brani di vita privata di personaggi pubblici -politici, imprenditori, giornalisti- che sembra abbiano come precipuo scopo quello di abbandonarsi a mollezze di decadente memoria, quasi a ribadire la differenza crescente con i comuni mortali che, sempre più numerosi, si dibattono per non far scadere troppo la qualità della loro vita in tempo di crisi. Coloro che dovrebbero non dormire la notte per cercare soluzioni ai problemi dei più, trascorrono invece le notti in festini e intrecci politico affaristici ed elettoralistici, tra fiumi di champagne e bellezze al silicone, inquinando luoghi di elezione e simboli del lusso nobiliare e borghese della Roma cara alla cinematografia che ha fatto il giro del mondo: la casina Valadier di Villa Borghese, l’hotel Flora di Via Veneto, il rinnovato hotel Russie di Via del Babuino antica sede della RAI, un imprecisato hotel di via Margutta nota strada degli artisti; tutte citazioni che ci lasciano senza fiato al pensiero che abbiamo desiderato talvolta di pranzare o dormire in una di quelle splendide residenze convinti di conquistare spazi quasi sacri e sognati dai più. Nulla è più come prima! Segno di uno svilimento dei costumi non nuovo sulla faccia della terra ma sino a poco tempo fa praticato, insieme all’abuso di pregiate sostanze stupefacenti, da soggetti di pochi scrupoli o da elementi del mondo della musica pop rock o dello spettacolo, di cui comunque almeno ci indignavamo venendone a conoscenza. Ormai gli italiani non si indignano più per nessuna cosa: per l’eccesso di ricchezza in poche mani (e come è accaduto in una sola generazione?), per le corna e i tradimenti un tempo prevalenti nel mondo dei divi del cinema con i loro matrimoni e divorzi plurimiliardarii, farciti di pettegolezzi di cui le cronache di una certa stampa hanno fatto buon uso per incrementare testate e vendite eccetera eccetera…
Chi sono queste nuove eroine moderne, queste illustri sconosciute, entrate nella mondanità degli ultimi anni ora alla conquista del calciatore famoso ora del milionario o del politico di turno?
Sono nate nel Billionaire delle estati in Costa Smeralda o nelle piccole e grandi TV - queste sì -“spazzatura” che ci hanno abituato ad un mondo in slip e culottes, tutto tette e labbroni al silicone? Non importa dove è stato l’inizio ma si impone una forte reazione dal basso a questa minimizzazione delle regole del vivere civile e alla massificazione del corpo femminile come uno stereotipo da utilizzare come testimonial di ogni tipo di mercificazione.
A questo si ribella Rachele Ammendola utilizzando ogni artificio dialettico compresa l’apparente superficialità con cui propone le sue riuscite interpretazioni e con lei dovrebbe farlo tutta quella ampia schiera di giovani donne impegnate ad affermarsi nel lavoro, nell’impresa e nel mondo della ricerca scientifica in una realtà che continua a pretendere dalla donna un ruolo di subalternità nella famiglia e nell’impegno lavorativo.
Ma l’orrore è soprattutto dato dal fatto che vengono rifilate agli ignari cittadini elettori nelle liste compilate dai vertici dei partiti, come rare perle, giovani avvenenti con pedigree conquistato tra sbornie, ricatti e piccanti dopocena, penetrate sotto le lenzuola del “capo” fornite di registratore e macchina fotografica, come alternative per il ricambio di una classe politica che, seppure avanzata negli anni, almeno teneva in una certa considerazione il proprio apparire agli occhi del mondo e i propri compiti istituzionali guardandosi bene, salvo rare eccezioni, dal cadere sopra una buccia di banana riguardo la propria vita privata e le vere o presunte esigenze sessuali pur essendo avanti negli anni.
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