sabato 20 giugno 2009

Basta un'elle. Ed ecco che un water è diventato Walter...

Strepitosa Rachele Ammendola, al debutto del suo one-woman-show al Castello dei Ruffo di Calabria di Scilla.
"COLORS_ pop (r)esistenza al femminile in regime di mediocrazia" è in scena anche domenica 21 giugno alle 21,30

Scilla (Italia), 21 giugno 2009

Visto "COLORS", il one-woman-show di Rachele Ammendola, del quale avevo parlato qui.
Dopo alcuni mesi, riattraverso l'ormai ideale ponte levatoio del Castello della mia città. Paradossalmente, mi sento spaesato... Dovrò attendere la fine dello spettacolo prima di vedere qualche faccia scillese. Vado incontro ad una delle organizzatrici, che mi riconosce. Più tardi vedrò anche la corrispondente di un quotidiano locale. Il senso di estraneità finisce presto. La gente non è molta. Ma si capisce subito che è lì per un motivo, che si aspetta qualcosa...
La scenografia è affidata ad un sapiente gioco di luci e ad uno schermo "similcinematografico". Il resto lo fanno il profilo del possente maniero ed un cielo stellato nonostante le previsioni.
Le luci si abbassano. Sullo schermo parte una galleria fotografica che già suscita qualche sensazione su quello che sarà lo spettacolo. Blu, giallo, rosso. Blue, yellow, red. Il freddo (esterno ed interiore), l'invidia per tutte le cose che la ristrettezza della vita impedirà di fare, il sole lontano nell'orizzonte che regala la sua ultima fiammata dopo averti illuso di essere raggiungibile...
Ammendola parte con il "willkommen, bienvenu, welcome" del minnelliano Cabaret, danza allegra ed incosciente sull'orlo del baratro del nazismo. Bravissima, mi dico, ma già m'insospettisco. Non dovevamo assistere ad una sua opera?
La citazione è lunga e fatta benissimo ed è seguita da quella della Madonna (Ciccone, naturalmente) di Material girl. Ma non si tratta, appunto, che di citazioni. O, se si vuole, di omaggi. Ad un certo immaginario collettivo più ancora che a singole opere o artisti.
Il modo di cantare di Ammendola è musicalmente ineccepibile. Con un di più di interpretazione derivante dalla granitica preparazione dell'attrice. E passa dall'italiano all'inglese come se fossero uno la sua lingua madre ed uno il suo dialetto...
Ma non è che l'inizio. Rachele è un fiume in piena. Riesce in un'impresa il cui successo è concesso a pochi, pochissimi. Far ridere a crepapelle, cioè, ed al contempo costringere lo spettatore a pensare, riflettere, solidarizzare e ribellarsi.
Ne ha davvero per tutti, Ammendola. Per la pubblicità, per la crisi che c'è ma non si vede (o non c'è, ma si vede: è lo stesso). Per le riviste "femminili" che di femminile hanno solo la volontà di perpetuare lo stereotipo della donna frivola ed incapace di vera indipendenza, alla quale è concesso di uscire dalla mediocrità. Ma esclusivamente con la fantasia. E così il termine francese "chic" - sulla bocca romagnola del suo primo personaggio - somiglia tanto all'inglese "sick", malato...
Una chat finita male ha il suo epilogo in un dialogo con il water di una discoteca, al nome del quale è sufficiente aggiungere un'elle dopo l'a per renderlo più umano. Quanti Walter conosce ognuno di noi fra quanti credono d'essere chissà chi e in realtà sono solo un water o, al massimo, un water più un'elle?
Scrivendo, mi accorgo che il desiderio di fermare per sempre il godimento provato rischia di farmi raccontare ogni parte dello spettacolo, col risultato d'impedire ad altri lo stesso godimento che non può essere pieno se non è velato da una buona dose di sorpresa.
Le numerose interazioni fra generi e specie artistiche e tecniche, pur importanti, non mettono in ombra neanche per un momento il ruolo di padrona e signora assoluta del palcoscenico di Ammendola. Ho visto la pop art, ho intravisto il futurismo. C'erano internet e la televisione.
Alla fine era un unanime coro di "brava!". Anch'io avrei voluto gridare. Non l'ho fatto. Un po' per timore che il mio vocione, in quel contesto, apparisse ridicolo. Un po' perché un "brava!" - che, diciamoci la verità, non si nega (quasi) a nessuna/o al termine di uno spettacolo - mi sembrava riduttivo per un'artista completa che considero strepitosa.
Eppure una siffatta attrice non è riuscita in una cosa. Quando un suo personaggio anelava ardentemente di perdere la sua femminilità nella speranza, così, di ottenere l'equo riconoscimento delle proprie doti, Ammendola non l'ha persa, neanche per un secondo.
Il titolo completo dell'opera è "COLORS_ pop (r)esistenza al femminile in regime di mediocrazia"
Tu, Rachele, la tua resistenza l'hai già vinta!

Giovanni Panuccio
giovannipanuccio.blog@gmail.com

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