Scilla (Italia), 24 febbraio 2009
Chi - come chi scrive - ha cercato con il telecomando, negli scorsi lunedì sera, una valida alternativa a "Grande Fratello" (Canale 5) e "Fattore X" (Raidue) avrà fatto bene se si sarà fermato su Raiuno che, fino all'ultima puntata di questa prima serie trasmessa ieri, ha proposto il romanzo poliziesco a puntate "Il Bene e il Male".
Titolo certamente pretenzioso. Ma le attese dello spettatore non sono andate deluse.
Come di regola nei lavori seriali televisivi, la storia principale s'intreccia con "il caso del giorno", coinvolgendo anche le storie dei protagonisti a vario titolo.
Ma il nome dello sceneggiato non deve trarre in inganno. Non v'è una lotta senza quartiere tra "buoni" e "cattivi". Perché domande come "cosa è bene e cosa male?"; "si può andare contro la legge se rispettandola si rischia di lasciar accadere un'ingiustizia?"; "cosa differenzia un poliziotto - o un magistrato - da un delinquente se anche il primo, per raggiungere i suoi sacrosanti obiettivi, è disposto ad agire al di fuori delle procedure e delle garanzie giuridiche?"; "e se un criminale agisce anche al fine di proteggere i deboli dai soprusi e dalle angherie dei forti - soprattutto quando i deboli, in caso contrario, soccomberebbero - può veramente essere ascritto tra i cattivi anziché tra i buoni?"... domande come queste, dicevo, vengono poste continuamente alle coscienze di ciascuno dei principali protagonisti e, attraverso di essi, dello spettatore. E le risposte sono raramente facili o risolutive...
E difatti questa prima serie s'è conclusa con una serie nutrita di punti interrogativi. Il che lascia pensare - legge dell'Auditel permettendo - che vi sarà un seguito.
Tra gli attori e i personaggi - pressoché tutti più che dignitosi - mi piace menzionare Gianmarco Tognazzi, membro di una nota e benemerita famiglia di cineasti e... enogastronomi, nei panni, indossati con credibilità, di un commissario di pubblica sicurezza ossessionato dall'idea d'individuare le modalità e i responsabili dell'omicidio della migliore amica e collega e che per questa ossessione rischierà di mettere a serio repentaglio la sua vita affettiva. E Marco Falaguasta, il ragazzo di umili origini divenuto troppo presto il tutore della madre e del fratello minore per via dell'improvviso suicidio del padre e che svolgerà questo compito soltanto a costo di numerosi compromessi con la legalità che faranno correre a lui e agli altri molti pericoli ma che gli consentiranno anche di realizzare una sua forma, sia pur distorta, di giustizia e di onestà.
Giovanni Panuccio
giovannipanuccio.blog@gmail.com
Chi - come chi scrive - ha cercato con il telecomando, negli scorsi lunedì sera, una valida alternativa a "Grande Fratello" (Canale 5) e "Fattore X" (Raidue) avrà fatto bene se si sarà fermato su Raiuno che, fino all'ultima puntata di questa prima serie trasmessa ieri, ha proposto il romanzo poliziesco a puntate "Il Bene e il Male".
Titolo certamente pretenzioso. Ma le attese dello spettatore non sono andate deluse.
Come di regola nei lavori seriali televisivi, la storia principale s'intreccia con "il caso del giorno", coinvolgendo anche le storie dei protagonisti a vario titolo.
Ma il nome dello sceneggiato non deve trarre in inganno. Non v'è una lotta senza quartiere tra "buoni" e "cattivi". Perché domande come "cosa è bene e cosa male?"; "si può andare contro la legge se rispettandola si rischia di lasciar accadere un'ingiustizia?"; "cosa differenzia un poliziotto - o un magistrato - da un delinquente se anche il primo, per raggiungere i suoi sacrosanti obiettivi, è disposto ad agire al di fuori delle procedure e delle garanzie giuridiche?"; "e se un criminale agisce anche al fine di proteggere i deboli dai soprusi e dalle angherie dei forti - soprattutto quando i deboli, in caso contrario, soccomberebbero - può veramente essere ascritto tra i cattivi anziché tra i buoni?"... domande come queste, dicevo, vengono poste continuamente alle coscienze di ciascuno dei principali protagonisti e, attraverso di essi, dello spettatore. E le risposte sono raramente facili o risolutive...
E difatti questa prima serie s'è conclusa con una serie nutrita di punti interrogativi. Il che lascia pensare - legge dell'Auditel permettendo - che vi sarà un seguito.
Tra gli attori e i personaggi - pressoché tutti più che dignitosi - mi piace menzionare Gianmarco Tognazzi, membro di una nota e benemerita famiglia di cineasti e... enogastronomi, nei panni, indossati con credibilità, di un commissario di pubblica sicurezza ossessionato dall'idea d'individuare le modalità e i responsabili dell'omicidio della migliore amica e collega e che per questa ossessione rischierà di mettere a serio repentaglio la sua vita affettiva. E Marco Falaguasta, il ragazzo di umili origini divenuto troppo presto il tutore della madre e del fratello minore per via dell'improvviso suicidio del padre e che svolgerà questo compito soltanto a costo di numerosi compromessi con la legalità che faranno correre a lui e agli altri molti pericoli ma che gli consentiranno anche di realizzare una sua forma, sia pur distorta, di giustizia e di onestà.
Giovanni Panuccio
giovannipanuccio.blog@gmail.com
Nessun commento:
Posta un commento