lunedì 17 novembre 2008

Dammi retta, Politica: astieniti...

"Caso" Englaro e bioetica applicata alla politica

Scilla (Italia), 17 novembre 2008

Il nome di Eluana Englaro - ormai da anni presente, suo malgrado, in tutti i manuali di bioetica o di filosofia del diritto - è dunque tornato, probabilmente per una delle ultime volte, sulle prime pagine dei giornali e nei titoli di testa dei telegiornali.
La Corte suprema di cassazione ha, dunque, deciso che il tutore della donna versante dal 1992 in "stato vegetativo permanente" (chi può mi corregga se sbaglio) ha la facoltà di interrompere l'alimentazione artificiale della stessa, tenuto conto della volontà espressa al tempo nel quale era cosciente.
Devo confessare che provo un difficilmente domabile moto di fastidio per il chiasso politico-mediatico scaturente da questa vicenda. Mi infastidisce, in particolare, sentir parlare gli esponenti del centrodestra parlamentare, molti dei quali non cattolici o, comunque, cattolici non particolarmente militanti né particolarmente irreprensibili, con lo stesso identico linguaggio degli esponenti di primo piano del clero cattolico italiano. Quasi che la differenza di ruolo, diritti, doveri e responsabilità non avesse alcuna rilevanza sul modo di formazione e di espressione delle proprie opinioni, presuntivamente rappresentative di quelle di svariati milioni di elettrici ed elettori.
Dai citati esponenti politici, come da quelli che hanno "applaudito" alla sentenza della Corte suprema italiana, s'invoca, dunque, la necessità di una legge, quando non si parla di vera e propria urgenza di provvedere a colmare un vuoto legislativo.
A parte che le proposte per colmare questo presunto vuoto sono pressoché inconciliabili, io ritengo che qualsiasi tentativo interventista finirebbe, a parer mio, per rivelarsi o inutile o pasticciato o palesemente contraddittorio e, di conseguenza, potenzialmente ingiusto.
Se, dunque, dopo questo lunghissimo percorso giudiziario e dottrinale, iniziato nel 1997, si è giunti a questo risultato nel caso particolare di Eluana Englaro si deve - a parer mio - innanzitutto rispettare la sentenza della Corte e, in secondo luogo, valutare se non sia il caso di mantenere invariato l'ordinamento vigente, lasciando alla magistratura di merito e di legittimità di decidere volta per volta su casi diversissimi e molto difficilmente riconducibili ad unità.
Va ricordato che la determinazione della Cassazione ha conosciuto svariate fasi ed è passata anche per un tentativo del Parlamento di rivendicare, di fronte alla Corte costituzionale, la propria competenza legislativa che si è preteso esser stata violata. Se, dunque, innovazione legislativa non sussiste nel caso in questione, è giusto secondo me ricordare che esiste già un ordinamento costituzionale favorevole alla vita. Esistono già dei principi generali basati in primo luogo sulla Costituzione e, di conseguenza, su un sistema di leggi e trattati sovranazionali ed internazionali che hanno consentito, senza sovvertire l'ordinamento giuridico, alla Corte suprema di cassazione di adottare la difficile decisione che ha adottato.
Riflettiamo, dunque, su questi dati. Evitiamo di urlare e di confondere ciò che è soggettivo con ciò che è oggettivo. Proviamo ed esprimiamo rispetto gli uni per gli altri, a cominciare dalle persone più direttamente a contatto con la sofferenza. E, soprattutto, lasciamo trascorrere del tempo prima di tentare di colmare questo o quel vuoto con provvedimenti che non potrebbero far altro che determinarne altri.

Giovanni Panuccio
giovannipanuccio.blog@gmail.com

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