venerdì 3 ottobre 2008

Poste Italiane. Finirà la grande vergogna silenziosa?

Ogni "salto alla Posta" è sempre la stessa storia.
Non importa che l'ufficio sia grande o piccolo, periferico o centrale...
Attese interminabili anche quando ci sono, praticamente,
un solo utente e gl'impiegati. Uno o due addetti che devono occuparsi di tutte le mansioni, comprese quelle non da sportello. Inevitabile distrazione degli addetti stessi che, quando fanno un errore, o lo imputano direttamente a te o ti convincono che è un errore banale, lasciandoti mandare il telegramma col cognome del mittente errato...
Ma se proprio - come parrebbe - non ci sono soldi per nuove assunzioni, non è forse arrivato il momento di approntare dei sistemi meccanizzati per la maggior parte delle pratiche?

Scilla (Italia), 3 ottobre 2008

Ogni "salto alla Posta" è sempre la stessa storia. Non importa che l'ufficio sia grande o piccolo, periferico o centrale...
Attese interminabili anche quando ci sono, praticamente, un solo utente e gl'impiegati. Uno o due addetti che devono occuparsi di tutte le mansioni, comprese quelle non da sportello. Inevitabile distrazione degli addetti stessi che, quando fanno un errore, o lo imputano direttamente a te o ti convincono che è un errore banale, lasciandoti mandare il telegramma col cognome del mittente errato etc.
Molte volte, certo, soprattutto in concomitanza con l'erogazione di pensioni e stipendi o con la scadenza del termine ultimo per effettuare il pagamento di un tributo, l'ufficio postale, per l'affollamento, si trasforma in una specie di curva dei tifosi ultra. Salvo che per il numero di addetti che, ovviamente, rimane invariato, così come la quantità di compiti "extrasportello" che devono comunque adempiere. La loro concentrazione, invece, rimane alta finché può - soprattutto, comprensibilmente, quando si tratta di erogare retribuzioni - essendo comunque soggetta ad un comprensibilissimo (e umanissimo) calo progressivo e difficilmente arrestabile.
Quando non decidi che per ritrovare un clima simile aspetterai la prossima partita della tua squadra del cuore o, data la concomitanza con l'ultimo giorno utile alla tua pratica, non puoi proprio permetterti di prendere questa decisione può anche capitarti che, atteso con pazienza il tuo turno per un tempo che hai perfino rinunciato a misurare, l'addetto ti chieda in anticipo se hai la somma minima occorrente al servizio che intendi richiedere perché, in caso contrario, dovrai procurartela in quanto l'ufficio non dispone, in quel momento, dell'eventuale resto. Dato un rapido sguardo ai volti degli altri utenti comprensibilmente spazientiti e desiderosi soltanto che tu sparisca per poter prendere il tuo posto - come se si trattasse dell'unico bicchier d'acqua nel deserto per cento persone assetate - capisci che la domanda "qualcuno ha da cambiare?" non è proprio il caso di farla e allora ti allontani dall'ufficio postale per bere un caffè del quale non hai la minima voglia o aggiungere del carburante al tuo serbatoio quasi pieno al solo scopo di ottenere che il barista o il benzinaio ti diano, finalmente, l'agognato resto del tuo "centone" (veramente, ormai, è un "centino". Ma questa è un'altra storia...). Di fare non meno di altri tre quarti d'ora di fila sei ormai psicologicamente pronto. Ma è tutt'altro che sicuro che, una volta completata l'operazione di cambio banconota e di rientro nell'ufficio, non scoprirai che non sono più accettati - data l'ora - ulteriori clienti.
Questo capita nelle città e nei paesi, nei grandi e nei piccoli quartieri. In alcuni casi, però, si supera anche il parossismo. Esistono, infatti, uffici tutt'altro che succursali nei quali, anche dopo lavori di ristrutturazione che hanno dato un'immagine di mutamento inversamente proporzionale alla loro durata, non è stata nemmeno approntata la macchina per l'erogazione dei biglietti numerati che, tenuto conto anche del fatto che alcuni sportelli hanno una specializzazione di servizi, consentono almeno di aspettare il proprio turno con una certa libertà di movimento, all'interno e nelle immediate vicinanze dell'ufficio, senza doverlo difendere come se si trattasse della ridotta di Giarabub.
Ora, negli anni passati Poste Italiane ha affrontato vari processi di risanamento. I risultati più visibili al pubblico, però, sono stati solo quelli più negativi che solitamente accompagnano questi processi. Riduzione all'osso del personale. Conseguente selvaggia chiusura di uffici anche importanti. Precarizzazione e, quindi, dequalificazione del già esiguo personale rimasto. Di significative riduzioni degli stipendi di amministratori e dirigenti, invece, non mi pare che si sia mai parlato.
La disgraziata abitudine degl'Italiani ad accettare come normale anche la situazione più scandalosa - autentico flagello per la qualità media della vita e per lo stesso sviluppo economico - non può però essere il motivo sufficiente a far perdurare questo incredibile stato di fatto. E' evidente che il numero degli attuali addetti di Poste Italiane, soprattutto per quanto riguarda i servizi erogati direttamente al pubblico, è gravemente insufficiente. Invocare nuove assunzioni, forse, data la tendenza delle spese per il personale a fagocitare le altre voci - a cominciare dall'innovazione - e a creare debito, è probabilmente ingenuo se non utopistico. Quel ch'è certo, però, è che così non si può andare avanti.
Possibile che le tecnologie dell'ormai volgente al tramonto 2008 non consentano di approntare, su tutto il territorio nazionale, una rete capillare di sportelli telematici in grado di erogare gran parte dei servizi - dal "postamat" al pagamento delle bollette, dai telegrammi all'invio di raccomandate - per i quali, fino ad oggi, pare indispensabile la presenza di un essere umano?

Giovanni Panuccio
giovannipanuccio.blog@gmail.com

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