domenica 6 luglio 2008

In fin dei conti vivere non vuol dire altro che questo: soffrire e far soffrire...


Francesco Cardillo (I gennaio 1958 - 6 luglio 2008) in un'immagine scattata a Scilla il I giugno 2008.

Ciao, zio Franco!
Ti voglio bene...
Se puoi, perdonami per non avertelo detto o dimostrato quando ne ho avuto l'occasione.
Gianni

12 commenti:

Kostas ha detto...

vi sono vicino, le parole purtroppo non sempre possono dimostrare la vicinanza o l'amicizia, vi sono vicino.

Giovanni Panuccio ha detto...

Grazie, Kostas. Ti posso garantire che hai espresso tutto ciò che volevi esprimere.

Alex ha detto...

Gianni, da quello che mi ha raccontato tuo padre, tuo zio era molto legato a tutti i nipoti ed in particolare con te vi sentivate spesso...
Quindi stai tranquillo, lui ti voleva bene perchè tu quel bene suo lo ricambiavi e non bisogna dirglielo perchè glie lo hai gia dimostrato, e lui lo sa...
Vi sono vicino a tutta la famiglia.

Anonimo ha detto...

Ciao Giovanni, caro Rocco.
Mi unisco al tuo dolore e a quello di tutta la tua famiglia, per la scomparsa di una persona semplice ed umile come lo era tuo zio Franco, del quale conserverò sempre un bellissimo ricordo legato ad un episodio che ti voglio raccontare per condividere con te e con gli amici di questo Blog la persona cara che purtroppo ci ha lasciato. Era il 1987 io prestavo servizio militare a Montorio Veronese (VR), tuo zio Franco allora lavorava a Verona ed io nemmeno lo sapevo, con lui ci conoscevamo per aver tirato qualche calcio insieme durante i tornei di S.Rocco che si erano tenuti negli anni precedenti a Scilla, e ci si conosceva come tante altre persone di Scilla. Un sabato mattina in caserma mi dicono di presentarmi nella porta principale perchè era venuto a trovarmi un parente. Io tutto incuriosito (visto che non ero stato avvisato da nessuno nei giorni precedenti e pertanto non mi aspettavo nessuna visita), mi precipito per andare a vedere chi fosse questo parente. Con mia grande gioia e soprattutto con grande sorpresa visto che non era mio parente (in poche parole non me l'aspettavo), mi trovo davanti a me tuo Zio Franco, il quale mi abbraccia con affetto e mi dice (me lo ricordo come se fosse accaduto adesso), "Va cacciti sti robi chi oggi ti ospitu a me casa". Ero vestito da militare, lui nel frattempo parla con gli ufficiali per ottenere il permesso di farmi uscire (per noi che eravamo distanti da casa passare un giorno fuori dalla caserma era una gioia). Passammo una gran bella giornata insieme, mi portò pure a casa sua dove abitava a Verona ricordo che era vicino allo stadio, mi disse che nei giorni precedenti era stato in ferie a Scilla e che parlando con mio padre aveva saputo che ero a Verona e gli aveva promesso che sarebbe venuto a trovarmi, e così fece. Da quel giorno altre volte venne a trovarmi e per me ti assicuro che era come passare qualche giornata a Scilla. Sai perchè ti ho voluto raccontare questo episodio, perchè sono rimasto colpito dalle parle che ho letto su di lui e che tu hai scritto, io per lui non ero un nipote e nemmeno c'era allora un'amicizia che ci legava, che giustificasse quella visita, e questo mi ha colpito tantissimo poteva tranquillamente starsene sulle sue, invece, capiva quale fosse la mia gioia se passavo un giorno fuori dalla caserma e appena gli impegni lo permettevano veniva a trovarmi, abbiamo passato e condiviso dei bei momenti, mi ha sempre trattato con molto rispetto, mi è stato vicino quando ero lontano da casa, e faceva con gioia quello che sentiva, dimostrandomi un affetto che solo le persone care ti sanno trasmettere, Giovanni io sentivo che tuo zio mi voleva bene. Ogni tanto anni fa ci ritrovavamo per qualche partita di calcetto, oppure per veder qualche partita insieme davanti ad una pizza e una birra, poi ci siamo persi di vista. Ma i ricordi belli non si scalfiranno mai. Appena ho saputo della sua morte tra l'incredulità e il dolore mi è subito venuto in mente tutto questo. Appena ho visto la sua foto sul Blog, ho sentito dentro di me che te lo dovevo raccontare.Giovanni non fartene una colpa se a tuo zio Franco non hai mai avuto l'ooportunità di dirgli "Ti voglio bene", perchè anche se tu non gli e l'hai mai detto direttamente, credo che non è mancato tra di voi un gesto una parola che avesse quel significato. Così come lui con tanti piccoli gesti o cose che ha fatto me l'ha dimostrato a me. Sono sicuro che dietro tanti bei momenti che avte condiviso insieme ci sono stati dietro tanti "Ti Voglio bene" e a Franco gli e ne voglio tanto anche io. Ora che lui ci ha lasciato io sarò come te ancora con lui perchè le tue come le mie preghiere colmeranno quella distanza che per ora ci ha divisi, e con la mia preghiera unita alla tua diremo sempre FRANCO TI VOGLIAMO BENE. Ti sono vicino, Ti saluto e ti abbraccio Nino Briganti.

Giovanni Panuccio ha detto...

Grazie di cuore, Alessandro, le tue parole mi rincuorano parecchio. Quanto alla tua testimonianza, caro Nino, devo dire che mi è capitato che, parlando con zio Franco, mi facesse una rapida carrellata delle (non poche!...) persone di Scilla con le quali ha passato delle ore e talvolta dei giorni durante il suo soggiorno a Verona per lavoro e ricordo perfettamente il tuo nome fra queste. Non conoscevo i particolari del vostro incontro, ma più leggevo e più mi dicevo: questo è zio Franco! C'è tutto Francesco Cardillo nelle tue parole: senso vero e pieno dell'amicizia, fedeltà alla parola data, generosità senza limiti nè condizioni... Nell'ultimo anno aveva preso un appartamentino molto grazioso in affitto a Villa San Giovanni ed aveva preso l'abitudine d'invitare noi nipoti - in due "scaglioni misti" figli di Consolata/figli di Peppino (perchè la dimensione dell'appartamento non consetiva di ospitarci tutti assieme) ma con la presenza fissa ed insostituibile di zio Giovanni, unico titolare della squadra - per dei pranzi che preparava lui personalmente. Erano due o tre ore molto piacevoli, ma devo ammettere - e, temo, questo è uno dei crucci che mi porterò dentro per molto molto tempo - che non sempre ci andavo volentieri. Perchè li fissava con strettissimo preavviso e non era sempre facilissimo coordinarsi con i componenti di tre nuclei familiari, considerando anche che non possiedo un'automobile di mia esclusiva pertinenza e occorreva sempre verificare la disponibilità di una delle altre fra quelle delle tre famiglie. E zio Franco non era tipo da accettare un diniego alla prima scusa! Era un vero uomo buono e completo ma con una buccia di durezza e di scontrosità attorno alle cose che riguardavano strettamente la sua persona che scoraggiavano anche i familiari più stretti ad indagare le sue ansie, le sue paure, le sue preoccupazioni. E' questo che mi rimprovero: l'essermi fermato alla prima risposta a muso duro senza insistere per conoscerlo meglio e quindi comprendere appieno taluni suoi comportamenti. Ad ogni modo, il bene fatto porta frutti e me lo hanno chiaramente dimostrato le innumerevoli testimonianze positive che in questi tre giorni di camera adente e di esequie ho ricevuto su zio Franco. Per lui non posso fare più niente se non, come dici tu, caro Nino, pregare. Ma non saranno invocazioni di suffragio per la sua anima ma solo atti di comunione e di viva presenza spirituale perchè, onestamente, a costo di peccare di superbia, sono certo che zio Franco si trova in Paradiso, perchè troppo duro è stato il purgatorio della sua vita terrena e troppe le testimonianze di bene e d'amore che ha lasciato perchè ciò non sia. In questo momento, non vedo l'ora di abbracciare zia Intidhar e di stringere forte a me il piccolo e bellissimo Alessandro, ai quali una burocrazia cieca, sorda e muta ha impedito di dare l'ultimo saluto al loro amatissimo marito e papà (ma è mai possibile che un cittadino della Repubbila italiana non possa ottenere dal ministero degli Affari esteri le informazioni di cui ha urgentissimo bisogno?). Intidhar e Alessandro sono l'ultimo, magnifico, dono di Franco alla famiglia e al mondo e la prova più inconfutabile che la sua vita non si è conclusa il 6 luglio 2008. Gianni.

Anonimo ha detto...

Caro Giovanni ho letto la tua risposta e più la leggevo più la mia persona si sentiva avvolta da intensi brividi di emozione. Condivido in pieno tutto quello che hai scritto, dalla prima all'ultima parola. Credo anch'io che la generosità e la vita terrena di tuo zio sarà sicuramente premiata, le nostre preghiere lo accompagneranno all'incontro con Dio, e sicuramente Franco da lassù non mancherà di continuare a dimostare la sua generosità, a tutti voi e soprattutto a sua moglie Intidhar e al suo piccolo fiore Alessandro. Non vado oltre scusami ma l'emozione mentre scrivo ha avuto il sopravvento sulle mie parole. Ti saluto di cuore Nino Briganti.

Anonimo ha detto...

Ciao Giovanni sono Vittorio Palamara quello della pescheria innanzitutto mi unisco anchio e tutta la mia famiglia al vostro dolore anche perchè in lontananza siamo anche cugini da parte di mio nonno VITTORIO...voglio ricardare Franco con un bell'episodio ke bene o male accadeva sempre al campo di ieracarie durante i nostri allenamenti quando con la scillese giocavamo il campionato UNDER18..Mentre ci allenavamo con il nostro mister tuo zio luciano ke x tanti giovani di scilla e stato piu di un padre sopratutto x me e x tanti miei coetanei di tanto in tanto arrivava lui con la sua uno verde ke se nn sbaglio ancora aveva e vestito in modo impeccabile si univa a noi x allenarsi...il momento piu bello però vevina alla fine dell'allenamento quando a bocca aperta tutti lo osservavamo calciare le punizioni quasi tutte all'incrocio dei pali...la cosa piu bella è ke aveva una scarpina da sera tutta scamosciata e con quella tirava le sue mitiche punizioni mentre noi lo incitavamo e allo stesso tempo cercavamo di imitarlo...Questo è il ricordo ke ho io di FRANCO CARDILLO grende uomo e grande persona ke restera' x sempre nel mio cuore e in quello di tanti altri ragazzi,,,CIAO Franco grazie x i bei momenti passati insieme e grazie x tutto quello ce ci hai insegnato.....Vittorio Palamara.

Giovanni Panuccio ha detto...

Grazie mille, Vittorio. Il calcio è una passione di famiglia. Ma per zio Franco era anche un vero e proprio talento. Egli amava il "vero" calcio - quello di Ieracari e prima ancora del vecchio campo sportivo oggi trasformato in Villa Comunale e dei mille campetti simili fatti di fango, sudore, amicizia, passione e soldi... appena sufficienti per un cornetto e un caffè - perchè amava la vita. E' meraviglioso come, in questi giorni terrificanti, riemergano sempre nuovi episodi, tavolta distanti anni, che ci restituiscono il ritratto di un uomo che chiunque vorrebbe per amico. Forse, zio, non ti eri reso conto di quanto eri amato e del vuoto enorme che hai lasciato... Ora che sei in quello che giustamente chiamiamo "u Mundu ra Verità" aiutaci a darci l'un l'altro almeno un po' della passione per la vita e della disponibilità verso chi ha bisogno anche soltanto di una pacca sulla spalla che tu hai dimostrato a moltissima gente.

Anonimo ha detto...

Caro Giovanni,
solo oggi ho saputo, guardando il tuo blog, del lutto che ha colpito la tua famiglia. Mi associo a tutti nell'esprimerti la mia amicizia in questo momento di sconforto. Io purtroppo non conoscevo il tuo povero zio, ma le testimonianze che ho letto ne danno un ritratto molto chiaro di una persona aperta e disponibile verso la sua famiglia e verso gli altri, e questa al giorno d'oggi è una qualità molto difficile da trovare. Ti abbraccio
Antonio Borrielli

Giovanni Panuccio ha detto...

Grazie, Antonio. E' confortante sapere che chi ci ha conosciuto può raccontare agli altri come eravamo, impedendo che accada la peggiore delle morti: quella dell'oblìo.

Anonimo ha detto...
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